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L'arte di scrivere d'arte 2009

Terza edizione

sabato 19 settembre 2009
9:30
Auditorium Centro Culturale Casa A. Zanussi Pordenone

Apertura
Maria Francesca Vassallo
Presidente Centro Iniziative Culturali Pordenone

Introduce e modera
Fulvio Dell’Agnese
Storico dell'arte

Interventi

  • Pensare e scrivere il restauro
    La materia delle opere d'arte come fonte del
    discorso critico, nei casi di Giotto-non Giotto
    ad Assisi e di Raffaello alla Farnesina
    Bruno Zanardi
    Professore di Teoria e Storia del Restauro Università “Carlo Bo” di Urbino

 

  • Il diverso inchiostro dei critici
    Essere scritti da Briganti,
    Clair, Tassi, Lord, Soavi, Sgarbi

    Ivan Theimer
    Scultore

 

  • Arti scritte e de-scritte con la cinepresa:
    la caméra stylo di Andrei Tarkovskij
    Fabrizio Borin
    Professore di Storia e Critica del Cinema e Filologia Cinematografica
    Università di Venezia Ca’ Foscari
     
CONVEGNO APERTO
Ingresso gratuito

 

 

PAROLE PER UN NUOVO UMANESIMO

“Se l’insieme delle informazioni storiche […] non induce altre persone a una più acuta percezione delle proprietà pittoriche del quadro, allora non serve, e l’esperimento è fallito”.
M. Baxandall, Parole per le immagini

 

“Vivere con meno, questo sarà il nuovo Rinascimento”

Le parole che Ermanno Olmi scandisce in fotogrammi sulle labbra di una delle figure centrali del suo film Terra Madre si potrebbero riferire – tra i vari beni di consumo –anche alla comunicazione, che nei suoi termini attuali contempla sovente un eccesso di informazione, di contro a uno sciapo allentamento della tensione espressiva.

L’onere di mantenere, invece, un alto livello di stile ed efficacia nei suoi vari registri riguarda in particolare la critica d’arte, su cui grava la responsabilità di mediare l’accesso all’aura ineffabile dell’opera artistica senza tradirne la ritrosa sostanza.

Di questo si continuerà a discorrere nella terza edizione di “L’arte di scrivere d’arte”, secondo una triplice prospettiva: quella di una storia dell’arte scritta a partire dai dati tecnico-materiali del manufatto – troppo spesso elusi – e strettamente connessa a una scientifica metodologia di restauro; o quella di una meditazione sull’arte condotta attraverso l’immagine filmica; ma se ne ragionerà anche secondo il punto di vista dell’artista, che come un paziente sul lettino si scopre oggetto di anamnesi basate sui differenti stili e criteri d’analisi dei vari critici.

Altrettante saranno le voci chiamate ad animare il dialogo con il pubblico:
Bruno Zanardi, cui si chiederà di approfondire il problema del restauro quale forma di lettura critica in relazione al suo celebre intervento sugli affreschi della basilica di Assisi (sulla cui base scatenò insieme a Federico Zeri la polemica riguardo all’attribuzione giottesca delle Storie di San Francesco) e ad un’indagine recente sui restauri seicenteschi dei dipinti di Raffaello alla Farnesina, condotti dall’artista Maratti a stretto contatto col critico-trattatista Bellori;

Fabrizio Borin, autore di un volume sul cinema di Andrej Tarkovskij non a caso titolato Arte allo specchio, che nella poesia per immagini del grande regista russo isolerà alcune pagine in cui la riflessione sulla creazione artistica associa allo straordinario nitore formale una struttura e profondità di vero e proprio pensiero critico;

e infine Ivan Theimer, protagonista dello scenario internazionale della scultura contemporanea – nonché autore del bimbo dal copricapo tipografico che fa stabilmente da logo al convegno –, che in quarant’ anni di carriera ha assistito al riplasmarsi in parola del suo immaginario attraverso la penna di grandi scrittori e storici dell’arte, in forme che nella loro diversità gli si sono comunque egregiamente attagliate.
Merito, forse, proprio della irriducibilità della dimensione visiva all’ekfrasis, a una descrizione verbale compiuta e definitiva?
Eppure queste parole sull’arte stanno assumendo – a dispetto del loro essere leggere e impalpabili, disperatamente abbarbicate alle immagini – un grado di necessità. Perché di fronte al quotidiano straripare di una volgarità normalizzata diventa essenziale il loro defilato richiamo a una consapevole misura intellettuale; perché anche grazie ad esse, come cantava un grande poeta a teatro, “Allora si potrebbe immaginare / un umanesimo nuovo”

 

Fulvio Dell’Agnese

 

 

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